Museo dell’olio

L’olio d’oliva ha così antiche origini, è alimento così eccellente, è tale il rapporto di lavoro con l’uomo per non dire delle tradizioni e delle leggende che un museo se lo meritava proprio

Uno dei più importanti in Italia è stato allestito nei locali di un’antica masseria in contrada Sant’Angelo de’Graecis, nelle campagne di Fasano (Br), in quella parte di Puglia dove gli ulivi sono secolari monumenti alla Natura, stupende sculture lignee, ma vive a capaci di dare olive da tavola e oli eccellenti.
Nella masseria Sant’Angelo de’Graecis come in altre quattro masserie del contado: Eccellenza, San Marco, Giannecchia, Notarangelo si coltivano migliaia di olivi delle varietà Ogliarola, Leccino, Pescioline, Frantoio.
Mole, presse in legno e in metallo, catini, fiscoli, mortai, cordami, finimenti per muli, olle, bottiglie, strumenti a vapore, sentine, tutti oggetti destinati alla distruzione sono stati cercati nelle masserie della zona e raccolti dai Colucci-Amati, attuali proprietari della masseria e messi in mostra in onore dell’olio d’oliva, riconosciuto a livello mondiale come il principe dell’alimentazione mediterranea.
Quelle macchine, quegli oggetti sono oggi suggestivi testimoni di un mondo agricolo ed artigianale indissolubilmente legati per creare solide economie fatte secondo antiche regole: il prodotto dei campi e degli allevamenti veniva lavorato direttamente nei frantoi, nei mulini, nei caseifici o nelle cucine della masseria. Un tutto perfettamente organizzato e funzionale per la professionalità dei lavoranti che apprendevano il mestiere da padre in figlio.
Sino a qualche anno fa alcuni frantoi del Brindisino erano ubicati in grotte scavate nel ‘600 in banchi tufacei e questo per garantire al prodotto una temperatura costante e si utilizzavano presse in legno e fiscoli in fibre di cocco per scongiurare all’olio, altamente organolettico, di assorbire sapori esterni. Magari per produrlo si faticava di più, ecco ci voleva più…olio di gomito. Ovviamente anche oggi nelle grandi industrie olearie il prodotto è eccellente e, per di più, sono garantite le norme igieniche. Ma se le virtù dell’olio sono assicurate, mancano gli aspetti più tradizionali delle campagne di una volta.
Il museo dell’olio a Sant’Angelo de’Graecis è in un ambiente ideale per il nostro principe. Furono i “monaci dissodatori” a creare la foresta di olivi che circonda la tenuta. La masseria che ospita il museo risale ai sec. XI-XII, e fu dall’origine sino al 1665 una grancia dell’abbazia dei monaci greci di San Nicola in Casole di Otranto. Di qui il “de’Graecis” aggiunto al nome. Nel 1693 la masseria divenne proprietà del cardinale Renato Imperiale che fece costruire a ridosso della masseria una chiesa dedicata al culto di San Lorenzo. E c’è anche un giardino entro le mura della masseria dove allignano limoni, mandarini, aranci, clementine in un tripudio da cornucopia di profumi, sapori e colori.
Per chi visita il museo dell’olio, sono previste degustazioni di bruschette con il buon pane pugliese a pasta scura, oppure con le friselle, sorta di ciambelle di pane duro e ricotto al forno quindi ammollato e condito con olio, sale, origano e pomodori al filo. Piatti da re e perciò impensabile condirli con oli da semi.