I fischietti di Rutigliano

Cercate d’immaginare con gli occhi della vostra mente l’imbarazzo di un pastore errante che sta facendo ritorno a casa senza più fiato, senza il suo cappello e senza le sue pecore. Lui cerca di escogitare qualcosa sfruttando le sue mani, le unghie, le labbra e scotendo la lingua: ma non sa fischiare.

Il biasimo della gente attorno a lui è insopportabile, non riesce neanche a pensare: è giudicato un buono a nulla, o anche peggio, una femminuccia. Un pastore che non è un pastore, un uomo che non può dirsi uomo. Arguzia ed abilità, hanno dato, così, vita ad un fischietto di terracotta, chiamato “fiscaluru” nel locale dialetto. Questo è fatto da un “biscotto” d’argilla posto alla base di un cono di terracotta, sul cui lato più lungo si trova una fessura di 1 cm con all’interno due piccoli buchi collegati fra loro. Così, riuscendo semplicemente a fischiare, l’abile lavoratore d’argilla, detto “figulo”, riuscì a dimostrare a tutti che anch’egli era un vero uomo.

L’odierna tecnica di costruzione dei fischietti si rifà alle tecniche artigianali della Roma classica e del mondo Ellenico; il primo fischietto della storia fu ritrovato a Castiello e risale al IV secolo. Abbiamo fatto visita ai Signori Moccia e Porcelli a Rutigliano, in provincia di Bari. Sono entrambi abilissimi artigiani, esperti nella lavorazione dei fischietti. Ci hanno mostrato il processo di realizzazione di loro fischietti: l’argilla (di cui Rutigliano è ricca) viene preparata, lavorata e poi pressata in due stampi di gesso. I due stampi vengono sovrapposti. Quando si raggiungono le ottimali condizioni di umidità ed il giusto grado di pressione, lo stampo può essere aperto. A questo punto per ultimare il fischietto occorre usare un bastoncino di legno che permette di controllare se il fischietto funziona. Dopo di che, questo viene cotto anche per quattro giorni. Una volta raffreddatosi, può essere colorato con tinte brillanti.

La terra in cui i fischietti sono nati, celebra l’importanza dell’argilla, riconoscendole una fondamentale importanza per la sopravvivenza della tradizione dei fischietti. Fino a non molto tempo fa, ogni 17 gennaio, a Rutigliano, durante la festa di S. Antonio Abate, protettore e patrono dei contadini, ogni fidanzato era solito regalare alla sua amata un cesto di frutta, simbolo dei prodotti della terra, con dentro un fischietto a forma di gallo, simbolo di virilità. Oggi è possibile trovare fischietti d’ogni forma e dimensione, che celebrano la vita d’ogni giorno: il prete, la signorina con l’ombrello, il poliziotto, uomini politici o attori. Invece, i fischietti a forma di sole, tromba o stella si richiamano ad altre tradizioni. La cultura locale, le tradizioni e l’inventiva producono oggetti di terracotta che si trasformano in testimonianze storiche.